Stai
passeggiando in città, durante una bella giornata estiva, con la borsetta da
una parte e l’immancabile bottiglietta d’acqua dall'altra, quando ti rendi
conto di avere una impellente necessità fisiologica.
Sarà
stato il cappuccino o il Chinotto ghiacciato di poco fa, sta di fatto che non puoi proprio rimandare.
Rifletti
sulla possibilità di tornare a casa ma questa opzione è subito scartata,
rischieresti l’irreparabile e allora si fa sempre più vicina l’opzione estrema:
ricorrere ad un BAGNO PUBBLICO.
Gli
spazi dove allestire i bagni pubblici cittadini vengono appositamente scelti da
una commissione comunale, che prende in considerazione i locali più tristi,
scomodi ed angusti che ci siano.
Le
finestre sono sempre microscopiche, la luce è perennemente accesa ed un
inquietante piastrellato bianco ricopre totalmente le pareti ed i pavimenti.
Entrando
nei bagni pubblici il nostro sistema olfattivo viene messo a dura prova, la
fragranza che si diffonde non è proprio quella di Chanel n.5 e si rischia un
ritorno di fiamma della peperonata del giorno prima.
Sul
pavimento ci sono impronte bagnaticce di scarpe e scarponi, un velo di acqua ed
altro lo ricopre quasi completamente
e toccare a mani nude questo “ben di Dio”
non sarebbe proprio raccomandabile.
Gli
archeo-biologi studiano da tempo le forme di vita che si creano e riproducono
nei bagni pubblici: batteri resistenti pure alle bombe atomiche, virus grossi
come una casa, funghi e spore che aspettano soltanto di attaccarsi alla pelle
di qualche ignaro visitatore.
Le
pareti biancastre sono solitamente ricoperte da qualsiasi scritta: annunci,
commenti, disegnini, numeri di telefono e gli argomenti di discussione non sono proprio riguardanti la
letteratura inglese.
Un
discorso a parte lo meritano i bagni automatici e chimici.
I
primi sono quelli con porta metallica che si apre e chiude appunto automaticamente,
inserendo un soldino e premendo un pulsante.
La
paura è di rimanere chiusi dentro, senza finestre, con 3000 gradi all’interno e
nessuno che possa sentire le nostre richieste di aiuto.
I
bagni chimici invece sono quelle scatolette di plastica, tutte in verticale,
dove nel 90% dei casi il water è pieno d’acqua, attappato fino all’orlo e tu
non sai cosa fare..
Bando alle ciance, senti di non poter resistere a lungo ed entri nel
fatidico bagno pubblico cittadino. Noti subito che vicino ai lavandini NON c’è
il sapone e nemmeno il rotolo di carta per asciugarsi le mani.
Il
tuo olfatto, come previsto, accusa subito una bella botta, un miscuglio fra
uova marce e secchio dell’immondizia non pulito da 10 anni. Fortunatamente però
indossi gli scarponi alti e non temi l’acquetta e la relativa fauna presente
sul pavimento.
Ti
avventuri nella stanzetta con i servizi igienici ed ecco apparire il classico
WC bianco SENZA tavoletta, che è la cosa più triste e squallida del mondo.
Vai
per chiudere la porta e ti accorgi che non c’è nè chiave nè catenella.
Provi
a tenere serrata la porta puntandola con un piede però per fare “quello che devi fare” la distanza è
troppa, non ci si arriva.
Rifletti
su possibili traiettorie, palombelle e tiri a segno ma desisti e decidi di
togliere il piede dalla porta, se dovesse entrare qualcuno pazienza.
Hai
la necessità di sederti ma questo è impossibile, centinaia di funghetti stanno
aspettando soltanto questo, così decidi di mettere alla prova i quadricipiti
femorali rimanendo in sospensione a gambe flesse.
Dopo
pochi secondi non ce la fai più e ti rendi conto che in palestra avresti dovuto
fare più squat e meno chiacchiere.
Con
uno sforzo immane porti a termine la
missione anche se ora il tuo colorito è quello di un peperone e cominci a
sudare come una capra.
Esci
e ti avvii verso un lavandino per lavarti le mani, oltre ad una bella
rinfrescata al viso.
Rimembri
con piacere l’assenza del sapone e della carta per asciugarsi così cominci a
rovistare nella borsa in cerca di fazzolettini.
Ti
appoggi sul lavandino ma un movimento inconsueto fa cadere la borsa a terra.
Panico.
Possibili
soluzioni:
-
bruciarla,
- lasciarla lì ed
estrarne tutto il contenuto,
-
iniziare a
strillare per la rabbia,
-
tutte le
precedenti.
L’amata
borsa in similpelle è atterrata in una specie di pozzangheretta d’acqua e
fazzoletti bagnati.
Riprendendo
il controllo la raccogli facendo bene caso a non toccare la parte offesa.
Ricordi
di avere la bottiglietta del disinfettante gel e così ti ci lavi le mani, la
faccia, le ascelle, i piedi e un po’ ne metti anche sotto la borsa.
Sai
di Amuchina ed affiora un po’ di stanchezza ma senti di aver superato anche
questa dura prova, così ti avvicini all’uscita.
Cammini
a zig zag per evitare la parti del pavimento più bagnate, fai anche un piccolo
saltello ma .. subito dopo senti una specie di “splash” dietro di te.
Un
brivido freddo ti percorre, sei immobile, consapevole dell’ imponderabile, dell’immane tragedia che potrebbe essere
accaduta.
Nessun commento:
Posta un commento