giovedì 11 agosto 2016

Bagni pubblici

Stai passeggiando in città, durante una bella giornata estiva, con la borsetta da una parte e l’immancabile bottiglietta d’acqua dall'altra, quando ti rendi conto di avere una impellente necessità fisiologica.
Sarà stato il cappuccino o il Chinotto ghiacciato di poco fa,  sta di fatto che non puoi proprio rimandare.
Rifletti sulla possibilità di tornare a casa ma questa opzione è subito scartata, rischieresti l’irreparabile e allora si fa sempre più vicina l’opzione estrema: ricorrere ad un BAGNO PUBBLICO.

Gli spazi dove allestire i bagni pubblici cittadini vengono appositamente scelti da una commissione comunale, che prende in considerazione i locali più tristi, scomodi ed angusti che ci siano.
Le finestre sono sempre microscopiche, la luce è perennemente accesa ed un inquietante piastrellato bianco ricopre totalmente le pareti ed i pavimenti.
Entrando nei bagni pubblici il nostro sistema olfattivo viene messo a dura prova, la fragranza che si diffonde non è proprio quella di Chanel n.5 e si rischia un ritorno di fiamma della peperonata del giorno prima.
Sul pavimento ci sono impronte bagnaticce di scarpe e scarponi, un velo di acqua ed altro lo ricopre quasi completamente e toccare a mani nude questo “ben di Dio” non sarebbe proprio raccomandabile.

Gli archeo-biologi studiano da tempo le forme di vita che si creano e riproducono nei bagni pubblici: batteri resistenti pure alle bombe atomiche, virus grossi come una casa, funghi e spore che aspettano soltanto di attaccarsi alla pelle di qualche ignaro visitatore.
Le pareti biancastre sono solitamente ricoperte da qualsiasi scritta: annunci, commenti, disegnini, numeri di telefono e gli argomenti di discussione non sono proprio riguardanti la letteratura inglese.

Un discorso a parte lo meritano i bagni automatici e chimici.
I primi sono quelli con porta metallica che si apre e chiude appunto automaticamente, inserendo un soldino e premendo un pulsante.
La paura è di rimanere chiusi dentro, senza finestre, con 3000 gradi all’interno e nessuno che possa sentire le nostre richieste di aiuto.
I bagni chimici invece sono quelle scatolette di plastica, tutte in verticale, dove nel 90% dei casi il water è pieno d’acqua, attappato fino all’orlo e tu non sai cosa fare..

Bando alle ciance, senti di non poter resistere a lungo ed entri nel fatidico bagno pubblico cittadino. Noti subito che vicino ai lavandini NON c’è il sapone e nemmeno il rotolo di carta per asciugarsi le mani.
Il tuo olfatto, come previsto, accusa subito una bella botta, un miscuglio fra uova marce e secchio dell’immondizia non pulito da 10 anni. Fortunatamente però indossi gli scarponi alti e non temi l’acquetta e la relativa fauna presente sul pavimento.
Ti avventuri nella stanzetta con i servizi igienici ed ecco apparire il classico WC bianco SENZA tavoletta, che è la cosa più triste e squallida del mondo.
Vai per chiudere la porta e ti accorgi che non c’è nè chiave nè catenella.
Provi a tenere serrata la porta puntandola con un piede però per fare “quello che devi fare” la distanza è troppa, non ci si arriva.
Rifletti su possibili traiettorie, palombelle e tiri a segno ma desisti e decidi di togliere il piede dalla porta, se dovesse entrare qualcuno pazienza.
Hai la necessità di sederti ma questo è impossibile, centinaia di funghetti stanno aspettando soltanto questo, così decidi di mettere alla prova i quadricipiti femorali rimanendo in sospensione a gambe flesse.
Dopo pochi secondi non ce la fai più e ti rendi conto che in palestra avresti dovuto fare più squat e meno chiacchiere.
Con uno sforzo immane porti a termine la missione anche se ora il tuo colorito è quello di un peperone e cominci a sudare come una capra.
Esci e ti avvii verso un lavandino per lavarti le mani, oltre ad una bella rinfrescata al viso.
Rimembri con piacere l’assenza del sapone e della carta per asciugarsi così cominci a rovistare nella borsa in cerca di fazzolettini.
Ti appoggi sul lavandino ma un movimento inconsueto fa cadere la borsa a terra.

Panico.

Possibili soluzioni:
-          bruciarla,
-         lasciarla lì ed estrarne tutto il contenuto,
-          iniziare a strillare per la rabbia,
-          tutte le precedenti.

L’amata borsa in similpelle è atterrata in una specie di pozzangheretta d’acqua e fazzoletti bagnati.
Riprendendo il controllo la raccogli facendo bene caso a non toccare la parte offesa.
Ricordi di avere la bottiglietta del disinfettante gel e così ti ci lavi le mani, la faccia, le ascelle, i piedi e un po’ ne metti anche sotto la borsa.
Sai di Amuchina ed affiora un po’ di stanchezza ma senti di aver superato anche questa dura prova, così ti avvicini all’uscita.
Cammini a zig zag per evitare la parti del pavimento più bagnate, fai anche un piccolo saltello ma .. subito dopo senti una specie di “splash” dietro di te.
Un brivido freddo ti percorre, sei immobile, consapevole dell’ imponderabile, dell’immane tragedia che potrebbe essere accaduta.

Tocchi con la mano la tasca posteriore dei jeans, il telefonino non è più lì..








Nessun commento:

Posta un commento